REDENTO-ARTE CONTEMPORANEA

La mostra REDENTO, allestita nella cappella del Palazzo Arcivescovile, oggi sede del Museo Diocesano di Agrigento, presenta un’opera inedita dello scultore Giuseppe Agnello, realizzata nel 2022, che aggiunge una nuova dimensione spirituale al percorso artistico dello scultore racalmutese.

La nobiltà della cappella, con al centro il Cristo-Vivo, nell’atto di redimere il mondo con il dono della sua vita in croce, si armonizza in modo sublime, con la rude materia del gesso e del legno. L’artista, modellando e calcando il  gesso, che richiama la creazione, genera una figura umana ricurva, poiché portatrice della fatica della vita. L’uomo si regge ad un ramo di ulivo, simbolo della pace cosmica, permanente ricerca della pace interiore, che è comunione con Dio, il creato e l’uomo.

L’installazione, simbolicamente incisiva, attraverso un’armoniosa composizione assiale, mette in relazione l’opera storica del Redentore con la contemporaneità dell’uomo, così la materia dà via ad una verità che trascende le stesse opere d’arte, realizzando l’attualità della redenzione.

Giuseppe Agnello ha, con questa mostra, aggiunto un importante tassello alla sua maturità artistica. Ci offre un momento di riflessione sull’uomo, sul suo rapporto con Dio, con l’altro e, soprattutto con la sua anima.

La mostra è organizzata dal Museo Diocesano di Agrigento nel periodo pasquale, centro liturgico della redenzione, all'interno dell'iniziativa diocesana Sulle orme di Pietro in terra agrigentina che celebra tre anniversari significativi legati alla presenza di tre papi nella diocesi: 100_Giovanni XXIII (allora cardinale); 30_Giovanni Paolo II; 10_ Francesco.

Il tema della mostra è legato alla Redemptor Hominis, la prima enciclica di Giovanni Paolo II scritta nel 1979, all'inizio del suo pontificato. In essa, egli indica come priorità l'analisi dei problemi dell'uomo contemporaneo; le soluzioni che essa propone vogliono partire da una profonda comprensione della persona umana alla luce della Rivelazione cristiana.

La redenzione del mondo è, nella sua più profonda radice, la pienezza della giustizia in un Cuore umano. Il Dio della creazione si rivela come Dio della redenzione, come Dio «fedele a se stesso», fedele al suo amore verso l'uomo e verso il mondo, già rivelato nel giorno della creazione.

L'uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l'amore, se non s'incontra con l'amore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente. E perciò appunto Cristo Redentore rivela pienamente l'uomo all'uomo stesso. Questa è la dimensione umana del mistero della Redenzione. In questa dimensione l'uomo ritrova la grandezza, la dignità e il valore proprio della sua umanità. Nel mistero della Redenzione l'uomo diviene nuovamente «espresso» e, in qualche modo, è nuovamente creato.

L'uomo che vuol comprendere se stesso fino in fondo - non soltanto secondo immediati, parziali, spesso superficiali, e perfino apparenti criteri e misure del proprio essere - deve, con la sua inquietudine e incertezza ed anche con la sua debolezza e peccaminosità, con la sua vita e morte, avvicinarsi a Cristo. La Chiesa, che non cessa di contemplare l'insieme del mistero di Cristo, sa con tutta la certezza della fede, che la Redenzione, avvenuta per mezzo della croce, ha ridato definitivamente all'uomo la dignità ed il senso della sua esistenza nel mondo, senso che egli aveva in misura notevole perduto, a causa del peccato. E perciò la Redenzione si è compiuta nel mistero pasquale, che attraverso la croce e la morte conduce alla risurrezione.

La Chiesa non può abbandonare l'uomo, la cui «sorte», cioè la scelta, la chiamata, la nascita e la morte, la salvezza o la perdizione, sono in modo stretto ed indissolubile unite al Cristo.

L'uomo, nella piena verità della sua esistenza, del suo essere personale ed insieme del suo essere comunitario e sociale - nell'ambito della propria famiglia, nell'ambito di società e di contesti tanto diversi, nell'ambito della propria nazione, o popolo, nell'ambito di tutta l'umanità - quest'uomo è la prima strada che la Chiesa deve percorrere nel compimento della sua missione: egli è la prima e fondamentale via della Chiesa, via tracciata da Cristo stesso, via che immutabilmente passa attraverso il mistero dell'Incarnazione e della Redenzione.

L'uomo - ogni uomo senza eccezione alcuna - è stato redento da Cristo, perché con l'uomo - ciascun uomo senza eccezione alcuna - Cristo è in qualche modo unito, anche quando quell'uomo non è di ciò consapevole (Estratto dalla R.H. di Giovanni Paolo II).

The REDENTO exhibition, set up in the chapel of the Archbishop's Palace, now home to the Diocesan Museum of Agrigento, presents an unpublished work by the sculptor Giuseppe Agnello, realised in 2022, this work proves a new spiritual dimension of the artistic path of the sculptor from Racalmuto.   The nobility atmosphere of the chapel, with the Christ-Living at its centre, in the act of redeeming the world by giving his own life on the cross, harmonises in a sublime way with the rude materials of plaster and wood. The artist, modelling and shaping the chalk, recalls the Creation and generates a curved human figure, as it is the bearer of the fatigue of life. Man holds up to an olive branch, symbol of cosmic peace, permanent inner search for peace and communion with God, the Creation and man.   The installation, very incisive, thanks to a harmonious axial composition, relates the historical experience of the Redentor with the contemporaneity of man, so the material gives life to a truth that transcends the art works and realises the actuality of the Redemption. Thanks to this exhibition, Giuseppe Agnello added an important piece to his artistic maturity. It offers a moment of reflection about man, its relationship with God, with the other and mostly with its soul.   The exhibition is organised by the Diocesan Museum of Agrigento( liturgical centre of redemption )during the Easter festivities, within an initiative called “Sulle orme di Pietro in terra Agrigentina" (On the footprints of Peter in the land of Agrigento) that celebrates three significant anniversaries related to the presence of three popes in the diocese: 100_Giovanni XXIII (cardinal at that time); 30_Giovanni Paolo II; 10 Francesco.  The theme of the exhibition is related to the Redemptor Hominis, the first encyclical of Giovanni Paolo II written in 1979, at the beginning of his pontificate. In the letter he indicates the priority analysis of the problems of contemporary man, and the related solutions proposed start from a deep understanding of the human person considering the Christian Revelation. The redemption of the world is, in its deepest root, the fulness of justice in a human Heart. The God of Creation reveals himself as the God of redemption, as God ‘faithful to himself’, faithful to his love for man and the world, as already revealed on the day of the Creation.   Man can not live without love. He remains an incomprehensible being, its life is meaningless if love is not revealed to him, if he does not encounter love, if he does not experience it and does not take possession of it, if he does not participate strongly in live it. Therefore precisely Christ the Redentor fully reveals man to man himself. This is the human dimension of the mystery of Redemption. In this dimension man finds greatness, dignity and worth of its humanity. In the mystery of Redemption, man becomes ‘expressed’ again and, somehow, is created again. The man who really wish to understand himself deeply - and not only according to immediate, partial, superficial, and even apparent criteria and measures of his being - must, with his disquietude and uncertainty and also with his weakness and sinfulness, with his life and death, reach Christ.   The Church, which does not cease to contemplate the whole mystery of Christ, knows with its certainty of faith, that the Redemption, which came true thanks to the sacrifice of the cross, has definitively restored to man the dignity and meaning of his existence in the world, a sense that he had greatly lost because of sin. And therefore Redemption is accomplished in the Easter mystery, which through the cross and death leads to the Resurrection. The Church cannot renounce man, whose ‘fate ’, that is his choice, call, birth and death, salvation or perdition, are in a clenched and indissoluble connection with Christ.   Man, in the full truth of its existence, of his personal being and of its community and social being - within his family, within all the different societies and contexts, within his own nation, or communities, within all humanity - man is the first step of the path which the Church must follow in the fulfilment of its mission: man is the first and basic way of the Church to follow the path traced by Christ, a way that unchangingly passes through the mystery of the Incarnation and Redemption. Man - every man without exception - was redeemed by Christ, because with man - every man without exception -Christ is somehow bound, even when that man is unaware of it (Extract from the R.H. of John Paul II)

GIUSEPPE AGNELLO

nato a Racalmuto, Agrigento, nel 1962; studia presso l’Accademia di Bella Arti di Palermo, dove attualmente è docente di Scultura e Tecniche della Scultura dopo aver insegnato presso l’Accademia di Belle Arti di Carrera. È l’autore del ritratto in bronzo dello scrittore Leonardo Sciascia, ubicato nella sua città natale e della scultura in bronzo dedicata al celebre Commissario Salvo Montalbano, personaggio ideato dallo scrittore Andrea Camilleri, a Porto Empedocle, oltre alla scultura raffigurante lo stesso Andrea Camilleri posta in via Atenea ad Agrigento. Ha collaborato con diversi artisti tra cui Vanessa Beecroft per il progetto “VB62” nella Chiesa di Santa Maria dello Spasimo di Palermo per cui realizza le sculture in gesso utilizzate durante la performance. 

Ha esposto in numerosi musei e istituzioni in Italia. Tra i suoi più recenti progetti vi sono le mostre “Memorie: vedute laterali e oblique” con cui inaugura gli spazi espositivi della Torre Carlo V, a Porto Empedocle e in cui le oltre 40 opere si presentano come rappresentazioni di un passato atavico e collettivo; “Dalle Dure Pietre” presso il Palazzo dei Giganti, la Cappella di Santa Sofia e il Parco Archeologico Valle dei Templi ad Agrigento in cui l’artista attraverso i calchi di elementi naturali e le figure riflette sul tema profondo del rapporto tra uomo e natura – base di tutta la sua poetica – dialogando con spazi carichi di memoria come gli antichi edifici sacri della Valle dei Templi; le grandi installazioni di “Arcadio/Terre in moto” all’interno del Parco Archeologico Naxos a Taormina dove si confronta con le rovine dell’antica colonia greca attraverso una interpretazione lirica e scultorea della migrazione; ”Paludi” presso fondazione La Verde La Malfa a Catania. E “Come pietre nel paesaggio” nel Castello Chiaramontano di Racalmuto in cui l’artista affronta il tema della natura basando le sue opere sull’elemento primario e archetipico della pietra.  

Lo scultore ha in corso di progettazione, per l’Arcidiocesi di Agrigento, la realizzazione dei poli liturgici del nuovo Complesso parrocchiale Santa Barbara di Licata.