Mudia_Agrigento

IL MUSEO NELLA STORIA

Un museo antico ma attuale e interattivo. È questo il Museo Diocesano che sorge sul colle di Agrigento, istituito nel1877 dal vescovo Domenico Turano, costituendo la prima raccolta museale nell' aula capitolare della Cattedrale. Il primo museo era costituito da due sale: la sala detta del Sarcofago con reperti classici, e la sala de Marinis, sepoltura dell’omonima famiglia, con testimonianze lapidee medievali e rinascimentali.  

Oggi i quattro sarcofagi sono custoditi nella nuova sala Mudia della Cattedrale, e costituiscono, come per i viaggiatori del Grand Tour di fine Settecento, un grande attrattore culturale, che permette di esclamare, come Johann Wolfgang von Goethe, davanti al sarcofago di Ippolito e Fedra «di non avere mai veduto nulla di più ammirevole in fatto di altorilievi».

Nei primi anni del secolo scorso, con il ritrovamento degli affreschi medievali della Cattedrale, si cominciò ad avvertire l’esigenza di creare una struttura museale più ampia che accogliesse il ricco e variegato patrimonio artistico. Il progetto moderno del Museo Diocesano nasce nel 1964 su progetto dell’architetto Franco Minissi. Il percorso museale prevedeva oltre ai sarcofagi, gli affreschi medievali, suppellettili e paramenti della Cattedrale. Il museo ebbe vita breve, e nel 1966, a causa della frana, fu chiuso. Per ragioni di tutela, sia i sarcofagi classici, che le opere d’arte sacra, furono trasferiti temporaneamente nel nuovo Museo Archeologico Nazionale nella Valle dei Templi.

Nel 2008 il Museo è riallestito in Cattedrale, ma nel 2011,  a causa di nuovi dissesti sul colle, sarà definitivamente trasferito nelle sale del Palazzo Arcivescovile.

Il Museo Diocesano oggi si presenta come museo diffuso sull’asse di via Duomo includendo: le Collezioni del Palazzo Arcivescovile e le sale Mudia in Cattedrale costituite dalla torre dei Montaperto, la torretta dell’orologio, l’ex aula capitolare e la sala dei Sarcofagi. È inclusa la valorizzazione della Chiesa di Santa Maria dei Greci, edificata su un tempio greco, visibile attraverso una pavimentazione trasparente, e l’antiquarium che custodisce i reperti archeologici ritrovati durante gli scavi.

SALE E PERCORSO

Il Mudia_ Museo Diocesano di Agrigento ha sede presso il Palazzo Arcivescovile, uno storico Palazzo ampliato nella seconda metà del XVIII secolo, per volontà del vescovo Andrea Lucchesi Palli, dalle splendide forme neoclassiche.

La collezione consente di conoscere la storia della Diocesi di Agrigento dal X secolo XIX secolo. Diciassette collezioni offrono due tipologie di itinerari: uno storico-artistico e uno liturgico-pastorale.

Il percorso storico-artistico permette di costruire la storia della Cattedrale, dal suo fasto arabo-normanno, all’avvento della cultura targo-gotico; dagli ampliamenti rinascimentali ai rimaneggiamenti barocchi, ed infine il recupero delle antiche vestigia medievali  rivenute nel primo trentennio del secolo scorso.

La testimonianza medievale più antica è l’epigrafe araba del 979 d.C, rinvenuta nell’isola di Linosa, nei pressi del monte Bandiera. Esposta all’ingresso del Museo indica la missione pastorale della chiesa di Agrigento aperta al dialogo interculturale.

Nove tavole monumentali, con scene dell’antico testamento e figure letterarie, provenienti dal soffitto della Cattedrale, costituiscono la Sala del Cinquecento. Attraverso un percorso ideale si è introdotti nella sala dedicata a san Gerlando, che narra, attraverso le suppellettili e gli ex-voto la figura, la missione e la devozione legate al santo patrono.

Alla figura del santo patrono sono legate santa Vittoria, compatrona della diocesi, e santa Rosalia, una delle sante più amate dai siciliani. Due reliquiari di pregeveole fattura sono custoditi nella saletta attigua.  

L’articolarsi del percorso espositivo conduce al nucleo più antico della Collezione, la Sala dei materiali lapidei. L’esemplare più antico è il piccolo elefantino in marmo, frammento della prima Cattedra episcopale della Cattedrale normanna. Di particolare pregio anche l’Agnus Dei, l’Agnello vittorioso, simbolo cristologico per eccellenza, di manifattura gerosolimitana, un tempo parte decorativa del pluteo medievale della Cattedrale.

L’antica  sala del trono del Palazzo accoglie una rara collezione di arti decorative e liturgiche medievali della Cattedrale, prodotti, tra la fine del XII e gli inizi del XIII secolo. Le opere, prodotte da maestranze itineranti, sono legate sia ai Regni Latini d’Outremer, dopo la presa di Gerusalemme, sia ai laboratori limosini. Un interessante testimonianza, di questo transfert culturale tra Oriente ed Occidente è l’altarolo dei Crociati, una piccola mensa mobile utilizzata per celebrare la messa al di fuori dei luoghi di culto. Si unisce il piccolo flacone in cristallo di rocca del X secolo,di produzione fatimida, divenuto nel XV secolo reliquiario di san Gerlando. All’interno della sala troviamo il palinsesto di affreschi medievali, originariamente collocati lungo la navata meridionale della Cattedrale. Un panorama culturale ricco e variegato caratterizzato da testimonianze gotico-catalane, post-giottesca e botteghe autoctone.

La Sala Giovanni Paolo II è lo spazio della memoria della storica visita che il Pontefice fece ad Agrigento l’8 e 9 Maggio  del 1993, e dell’anatema contro la mafia lanciato alla fine della celebrazione eucaristica nella Valle dei Templi.

Della ricca Quadreria, celebri la Madonna col Bambino e il Gesù Bambino dormiente sulla croce, dipinti legati a Guido Reni e alla Scuola di pittura bolognese. 

 Il pittore fiammingo Guglielmo Borremans trova una splendida continuità locale grazie al pennello di un suo seguace palermitano Giuseppe Vinci, presente nel Museo con una ricca collezione di dipinti.

La sezione delle suppellettili liturgiche, legate alle celebrazioni pontificali della Cattedrale, offre la possibilità di apprezzare le abili capacità degli argentieri palermitani tra Sei-Settecento.

Rara è la sezione degli avori, con pregevoli crocifissi legati a diverse realtà culturale: da quelle autoctone a quelle nazioni ed internazioni, tra queste una rara rappresentazione della Rocca del Buon Pastore, scultura eburnea legata alla cultura indo-iberica della colonia portoghese di Goa.

I libri liturgici sono parte integrante della vita della Chiesa e della comunità celebrante. La collezione espone una piccola parte dei Messali e Pontificali, appartenuti ai vescovi della chiesa agrigentina, attivi tra il XVII il XIX secolo.

La collezione tessile convoglia nella sala dei paramenti sacri, patrimonio liturgico vario e prezioso, che unisce ai ricami e ai caldi colori della Sicilia, le fantasie dei tessuti francesi realizzati tra il  XVI e il XIX secolo.

Il percorso storico artistico si integra con percorsi pastorali legati alla natura dei musei diocesani: San Gerlando, il ministero del vescovo, la devozione mariana, il mistero della Croce.

Chi desidera conoscere e apprezzare la storia di Agrigento e della sua Cattedrale, dal Medioevo ad oggi, trova nel Mudia una sintesi della ricchezza storica che ogni tempo e cultura hanno impresse sul territorio.

SALE DEL PALAZZO VESCOVILE

L’originario palazzo vescovile, costruito nell’XI secolo dal vescovo Gerlando aveva subito nel corso dei secoli ampliamenti e modifiche: danneggiato dal terremoto del 1693, era stato subito ripristinato. Verso la metà del Settecento, su disegno dell’architetto Domenico Dolcemascolo di Sciacca, vi furono apportate varie trasformazioni, sia nel prospetto, sia nell’interno. In particolare, i balconi furono eseguiti da Diego Pennica, mentre la trasformazione dell’appartamento vescovile fu curata da Filippo Zirafa.
Splendido è il portale d'ingresso, delimitato da due colonne che fanno da piedistallo a un balcone: quest’ultimo è arricchito da un timpano triangolare aperto al centro, che contiene lo stemma del Vescovo Andrea Lucchesi. Nei primi anni dell’Ottocento fu rifatto lo scalone d’ingresso e posta, in una sua nicchia, la bella statua marmorea di Santa Maria di Monserrato della scuola di Domenico Gagini. All'interno del Palazzo, sono custoditi i ritratti dei Vescovi agrigentini. Oggi un'ala del Palazzo ospita le sale del Museo Diocesano.