Fu un virtuoso prelato ancora oggi presente nel cuore degli agrigentini, “uno di quegli uomini che a buon diritto possono definirsi rigeneratori di una città”.
Riformò gli studi letterari, filosofici e teologici del Seminario ampliandone l’edificio. Curò la disciplina del clero, fondò il monte Frumentario, la Congregazione degli Oblati di san Gerlando per le missioni e l’istruzione religiosa del popolo. Pose sotto la Regola del Corradini i Collegi di Maria che diffuse in tutta la diocesi.
L’opera più rappresentativa è da individuare nell’Ospizio dei poveri, sotto il titolo dell’Immacolata Concezione di Maria sempre Vergine, chiamato poi, in suo onore, semplicemente Istituto Gioeni. L’Istituto, edificato tra gli anni ’30 del XVIII e il 1745, nacque come ospizio per anziani, casa per esercizi spirituali per i sacerdoti ed istituto di formazione per orfani e poveri. In origine venne costruito affinché 72 fanciulli venissero istruiti all’educazione cristiana e avviati alle arti meccaniche (tessitura, stamperia, sartoria, falegnameria, fabbrica della cera, il disegno e la musica), unitamente al ricovero per 12 anziani. L’opera venne inaugurata nel 1749 affidandone la direzione ai padri Oblati. La congregazione diocesana degli Oblati di san Gerlando fu istituita per l’evangelizzazione del popolo e per la predicazione delle missioni e degli esercizi, seguendo l’esempio di san Carlo Borromeo. Una prestigiosa scuola di arti e mestieri che non riuscì pienamente ad avviarsi per la mancanza di maestri e di altre difficoltà legati al territorio.
Gioeni ha fronteggiato i gravi movimenti franosi che hanno danneggiato la Cattedrale lungo il lato settentrionale.
Un importante intervento promosso è stato il rivestimento del pavimento del cappellone con pregevoli marmi mischi. La direzione è stata affidata nel 1739 dal vescovo all’architetto licatese Angelo Italia, sacerdote secolare della chiesa agrigentina, e il progetto esecutivo ai maestri marmorari di Catania Tommaso Amato e Francesco Battaglia. In Cattedrale si custodisce il suo Sepolcro scolpito nel 1750 da Lorenzo Marabitti e Vincenzo Vitagliano.
Alla morte il suo cuore fu conservato all’interno della sua opera, l’Istituti Gioeni. Purtroppo è stato dissacrato e disperso negli anni quaranta quando l’Istituto divenne sede di caserma militare. Rimane solo la lapide che ricorda la custodia.