Mudia_Agrigento

IL MUSEO NELLA STORIA

         Il Museo Diocesano di Agrigento si configura fin dalla sua prima fase progettuale, quale museo della Cattedrale e della sede vescovile medesima, poiché ne custodisce tutto l’arredo mobile storico. Il nuovo allestimento accolto nelle sale del Palazzo Arcivescovile è il punto di arrivo di un susseguirsi di “vicende” iniziate nel XVIII secolo. Il Museo Diocesano offre oggi una panoramica delle più significative opere dal XII al XIX secolo, un ricco patrimonio artistico giunto da tre nuclei collezionistici: il Tesoro dei Vescovi, il Museo storico, il Museo Diocesano.

 Primo allestimento 1877 -  Domenico Turano

Il grande richiamo esercitato fin dalla metà del Settecento dal sarcofago di Ippolito e Fedra e dalle antichità custodite in Cattedrale, diede impulso all’istituzione del primo nucleo museale diocesano negli ambienti della Cattedrale stessa. Il vescovo Domenico Turano nel 1877 destinò gli ambienti della navata nord, in uso come Aula Capitolare, a sede museale. La ricca collezione comprendeva oltre al sarcofago di Fedra, donato alla Cattedrale dal Canonico Libertino Sciacca, nella prima metà del XVIII secolo, il vaso attico di “Ulisse”, il sarcofago detto “delle coronarie” e altri oggetti antichi. Dopo il 1880, in occasione del lascito alla Cattedrale di Agrigento della collezione di Quadri di Don Alfonso Cozzo, si ritenne opportuno dare anche ai dipinti una sistemazione idonea. Tale raccolta venne ad unirsi a quella, già patrimonio della Cattedrale, formata nei secoli da donazioni e lasciti dei vescovi e dei canonici. Si utilizzò come ampliamento dello spazio espositivo, la cappella dei De Marines, attigua e comunicante con l’ex Aula Capitolare. Con il Vescovo Bartolomeo Lagumina (1895-1931), la collezione si arricchisce, portando alla luce gli affreschi medievali occultati nel seicento, cui si uniranno i quadroni che arredavano gli altari barocchi smantellati.

Secondo allestimento 1956 - Giovanni Battista Peruzzo/Museo Diocesano Minissi

Ben presto, si cominciò ad avvertire l’esigenza di creare una struttura museale più ampia che accogliesse tutto il patrimonio artistico. Nel 1956 si cercò di adattare a Museo alcuni ambienti centrali della navata nord della Cattedrale. Il 25 Aprile dello stesso anno, il vescovo Peruzzo inaugura il Museo Diocesano di Arte Sacra in occasione del  XXV anno del suo episcopato. Ci si rese ben presto conto dell’inadeguatezza dei locali e della necessità di trovare spazi più idonei.

Nel sito tra la Cattedrale e il Seminario, fu inaugurato nel 1959 il nuovo Museo diocesano progettato da Franco Minissi, una prima realtà museale autonoma, per accogliere oltre alle Collezioni legate alla Cattedrale, anche molte delle opere provenienti da altre chiese della diocesi. Concepito secondo le più moderne tendenze nel campo della museografia, il Museo ebbe vita breve a causa della frana che colpì Agrigento nel 1966. 

Terzo allestimento 2009 - Carmelo Ferraro

Nel 2009, fatta una ricognizione della storia collezionistica della Cattedrale, il Museo riprese vigore da dove era cominciata la sua storia: nelle sale della Cattedrale che un tempo accolsero il Sarcofago di Fedra e la Quadreria, con il progetto di allestimento curato dal Soprintendente ai beni culturali di Agrigento la Dottoressa Gabriella Costantino. 

MUDIA -  2014 - Francesco Montenegro

L’attuale evento franoso della Cattedrale ha causato la chiusura dell’edificio sacro e dunque la fine di un progetto che vedeva nella Cattedrale il ritorno del Museo. Un nuovo percorso museale vede oggi l’imponente Palazzo Arcivescovile, la sede del nuovo Museo Diocesano di Agrigento.  L’attuale allestimento, pur avvalendosi della precedente opera, ne rielabora il percorso arricchendolo di nuovi collezioni e suggerendo una diversa logica di fruizione; coniugando al rigore scientifico la vocazione pastorale e didattica dei musei diocesani, secondo gli auspici della Lettera circolare della Ponteficia Commissione per i BB.CC della Chiesa su La funzione pastorale dei musei ecclesiastici (15 agosto 2001).

SALE E PERCORSO

 

 

 

 

 

 

 

 

Una storia di costruzione e riedificazione della fabbrica a partire da San Gerlando fino ad oggi. Dalla Cattedrale normanno-chiaramontana, all'ampliamento cinquecentesco;  dai rimaneggiamenti barocchi  alla ricerche delle antiche vestigia nel primo trentennio del secolo scorso.

 

Sala Cinquecento - Accolgono il visitatore alcune tavoli del tetto cinquecentesco  che con le figure degli apostoli e dei santi della chiesa locale immette nella bimillenaria storia della cristiantà. In linea con le forme rinascimentali si inserisce anche il busto reliquiario di Santa Vittoria, realizzato a Palermo nel 1593.

Sala San Gerlando - Le tavole sospese del soffitto sono poste a preludio della Sala San Gerlando che narra iconograficamente la figura, la missione e la devozione legate al santo patrono. Una selezione di reperti di interesse storico - etnoantropologico sulla Santo Patrono.

Sala Materiali lapidei - L’articolarsi del percorso espositivo ci conduce al nucleo più antico della Cattedrale, attraverso testimonianze plastiche della Cattedrale dal Medioevo al Quattrocento.

Sala Medievale - Un “palinsesto di affreschi” medievali, originariamente collocati lungo la navata meridionale della Cattedrale e nella Torre dell'orologio. Una sezione è dedicata alle arti suntuarie medievali della Cattedrale, pregevoli manufatti  prodotti da maestranze itineranti legati ai laboratori limosini tra la fine del XII e gli inizi del XIII secolo.

Sala Giovanni Paolo II - Paramenti sacri -  Una collezione di sacre vesti che costituisce parte del “Tesoro” dei Vescovi, pregevoli manifatture realizzate dalle realtà conventuali locali e palermitane tra XVII e XVIII secolo. 

Cappella - La munificenza dei vescovi agrigentini trova la sua massima espressione nell'arredo liturgico che converge nella Cappella del Palazzo Arcivescovile, un ricco apparato argenteo realizzato da maestranze palermitane in pieno rigoglio settecentesco.

Quadreria I-II - La Collezione pittorica riunisce un fedele sommario delle maggiori testimonianze culturali sviluppatesi nel territorio agrigentino.  Celebri la Madonna col Bambino dormiente e il Cristo Bambino dormiente sulla croce attribuiti a Guido Reni e alla sua scuola. Si distingue il pennello di Giuseppe Vinci(1737-1776), pittore palermitano “scolaro e seguace” del fiammingo Guglielmo Borremans.

Sala degli Argenti - La straordinaria collezione di suppellettili liturgiche offre la possibilità di apprezzare il primato degli argentieri palermitani tra Sei-Settecento.

Sala esposizioni  e la Collezione “Magro” - Della ricca collezione pittorica dei "Quadroni", provenienti dagli altari barocchi della Cattedrale, emerge il timbro pittorico del pittore sacerdote Nunzio Magro, attivo ad Agrigento dalla metà del XVII secolo ai primissimi del XVIII, ricordato dalle fonti storiografiche come allievo di Pietro Novelli.

Ciclo Mariano - Un percorso iconografico è dedicato alla Vergine Maria ora raffigurata come - Figlia, Madre serena e sorridente mentre nutre il Figlio dal latte materno, simbolo di salvezza e grazia divina, o ancora come protettrice di una località e intermediaria tra Dio e gli uomini per la loro salvezza.

Ritrattista dei Santi - La serie pittorica giunse in Cattedrale grazie a lasciti e numerose donazioni, frutto dello spirito erudito  del collezionismo privato agrigentino. Una cultura figurativa ottocentesca varia ed eterogenea, prodotta da maestranze locali e isolane.

Gli avori - La collezione eburnea, databile tra XVII e XIX secolo, costituiva il "Tesoro" della Cattedrale. Una campionatura di opere variegate culturalmente e tipologicamente. Dal tardo manierismo locale agli svolazzi settecenteschi. Dagli avori devozionali indo-iberici ai manufatti provenienti dalla Terra Santa.

Le Insegne Vescovili - Dal "corredo dei vescovi" troviamo  alcune insegne episcopali appartenuti ai presuli dell’Arcidiocesi agrigentina si espongono: croci pettorali, anelli episcopali, pastorale, mitria, pantofole liturgiche,  chiroteche e  Messali romani con pregiate coperte.

SALE DEL PALAZZO VESCOVILE

L’originario palazzo vescovile, costruito nell’XI secolo dal vescovo Gerlando aveva subito nel corso dei secoli ampliamenti e modifiche: danneggiato dal terremoto del 1693, era stato subito ripristinato. Verso la metà del Settecento, su disegno dell’architetto Domenico Dolcemascolo di Sciacca, vi furono apportate varie trasformazioni, sia nel prospetto, sia nell’interno. In particolare, i balconi furono eseguiti da Diego Pennica, mentre la trasformazione dell’appartamento vescovile fu curata da Filippo Zirafa.
Splendido è il portale d'ingresso, delimitato da due colonne che fanno da piedistallo a un balcone: quest’ultimo è arricchito da un timpano triangolare aperto al centro, che contiene lo stemma del Vescovo Andrea Lucchesi. Nei primi anni dell’Ottocento fu rifatto lo scalone d’ingresso e posta, in una sua nicchia, la bella statua marmorea di Santa Maria di Monserrato della scuola di Domenico Gagini. All'interno del Palazzo, sono custoditi i ritratti dei Vescovi agrigentini. Oggi un'ala del Palazzo ospita le sale del Museo Diocesano.