Alessandria della Rocca

ASDA, Reg. 1635-36, cc. 609r.-610r.

 Alessandria. Bolla di fondazione del Convento di Sant’Antonio Abate, sotto il titolo di S. Maria della Rocca.

 

Mons. Francesco Traina, Vescovo di Agrigento, scrive al Padre Fra Domenico de Sossa dell’ordine di Sant’Antonio Abate “Hispano” e a tutti i Padri dello stesso ordine in Agrigento, i quali desiderano edificare un Convento o Monastero dello stesso ordine sotto il titolo di S. Maria della Rocca e del glorioso Sant’Antonio Abate presso la città di Alessandria.

Il Vescovo, vista la grande devozione dell’illustre Signora e dei Giurati della Città, consente al Padre Fra Domenico de Sossa, al Padre Provinciale e a tutti i Superiori e Frati della stessa religione che il Convento e la Chiesa sorgano nel luogo concesso dalla illustre Signora, la Principessa di Resuttana, come risulta dall’atto di concessione.

Il Vescovo riserva per sé e per i suoi successori il diritto di Visita; il Convento avrà l’onere dell’offerta alla Cattedrale di Agrigento di un rotolo di cera bianca ogni anno nella festa di S. Gerlando.

Il Convento avrà il suo campanile, le sepolture, il cimitero, le celle, le officine e tutto quanto è necessario alla residenza dei frati, come tutti gli altri conventi della Diocesi.

Agrigento, 9 agosto IV ind. 1636,

Festeggiamenti

La storia racconta che nel 1620, la Madonna apparve ad una giovane donna cieca di Alessandria ridonandole la vista in cambio di una chiesa nel luogo del ritrovamento di una sua statua nascosta nella roccia di una collina.

I cittadini di Alessandria della Rocca dopo aver visto il miracolo di guarigione della donna cieca credettero alle sue parole e scavarono nel punto indicato dalla Madonna trovando una bella statua alta cm. 60, in marmo pario che sembra risalga all’epoca bizantina e raffigura la vergine Maria avvolta da un manto fregiato e panneggiato con in braccio Gesù bambino, che ha lo sguardo rivolto verso la madre.

Probabilmente la piccola statua fu nascosta sulla “rocca ncravaccata” per preservarla dalla furia distruttiva dei saraceni e poi lì ritrovata. L’episodio del ritrovamento non è attestato da fonti storiche ma è testimoniato dalla tradizione orale:

«Una povera vedova, per il popolo Rosa Innominati, in età avanzata portò un giorno la figlia cieca Angelina a raccogliere della verdura nella zona detta “rocca ncravaccata”. Arrivati sul posto, Rosa fece sedere la figlia raccomandandole di non muoversi finché non fosse tornata. Ad Angelina apparve un angelo che le disse che sarebbe venuta la Vergine col suo bambino. Non appena apparve, la Vergine le disse di andare in paese e riferire ai sacerdoti e al popolo di andare e scavare in quel luogo dove avrebbero trovato un simulacro, e avrebbero eretto un santuario dove custodirlo e venerarlo. Angelina turbata pensava che i sacerdoti e il popolo non l’avrebbero mai creduta perché era cieca ma ecco che subito riacquistò immediatamente la vista. Andò incontro alla madre e ambedue tornarono in paese e raccontarono l’accaduto. Subito fu organizzata una processione fino alla caverna indicata dalla Vergine. Scavarono ma per la fretta urtarono, con uno strumento di lavoro, contro il simulacro, spezzando il braccio della vergine all’altezza del polso e il braccio sinistro del bambino all’altezza del gomito».

Nel 1820, con l’accordo del popolo, degli Eremiti iniziarono la costruzione di un bellissimo santuario. Peccato però che il barone di Resuttana, avendo saputo del ritrovamento, rivendicò il simulacro perché il ritrovamento era avvenuto nella sua proprietà. Lo portò a Palermo dove rimase fino al 1873, e al suo posto mandò una copia.

L’originale venne poi restituita al Santuario in data 30 marzo 1873. Dalla terza domenica di quaresima fino al pomeriggio di pasqua e dal venerdì dell’ultima settimana di agosto fino alla prima domenica di ottobre, la statua originale si trova nella chiesa madre, dove abitualmente si può vedere la copia mandata dal barone. Poco tempo dopo il suo ritrovamento la Vergine fu eletta principale protettrice del paese. La statua tornò con una festa solenne al suo santuario il 30 marzo 1873.

Nel 1939, al termine del Congresso Eucaristico Mariano, l’immagine sacra fu incoronata e, nel 1956, fu consacrato il nuovo tempio.

Esiste un antico rosario dedicato a Madonna dâ rocca in lingua siciliana, ancora oggi recitato nei nove giorni di preghiera (novena) che precedono la festa della madonna l’ultima settimana di agosto. Essa è divisa in due parti: una religiosa il venerdì, sabato e domenica, e una folkloristica il lunedì e martedì (con manifestazioni sportive e bande musicali). La tradizione risale al 1630, quando nell’ultima domenica di agosto si ringraziava la vergine per il raccolto