Agrigento

ASDA Reg. 1741-42, c. 480-485

 

Documenti autentici

delle Traslazioni di S. Gerlando Vescovo di Agrigento.

 

Nel Nome del Signore. Amen.

Nell’anno dell’Incarnazione del Signore 1742 nel mese di marzo il giorno 30 della V indizione, il secondo anno del SS. Padre e Signore nostro Benedetto XIV per divina provvidenza Papa, nell’anno settimo del serenissimo Carlo III di Borbone, infante di Spagna e Re delle due Sicilie, nell’anno dodicesimo dell’ill.mo e rev.mo don Lorenzo Gioeni dei Duchi di Angiò per grazia di Dio e della Sede Apostolica Vescovo di Agrigento, Consigliere Regio e Assistente al Soglio Pontificio, l’ill.mo e rev.mo don Lorenzo Gioeni dei Duchi di Angiò, commensale e cameriere onorario del SS. Signor Papa Benedetto XII, Conte del Sacro Palazzo, canonico e tesoriere di questa Chiesa Cattedrale di Agrigento, quarta dignità dopo il Pontificale, consigliere del Sant’Ufficio della SS. Inquisizione e Vicario Generale dell’ill.mo Signor Vescovo nelle cose temporali e in quelle spirituali, io Notaio Apostolico e Cancelliere di questa Gran Corte Episcopale e Terminatore Beneficiale della Cattedrale, dichiaro e attesto che, cadendo la festa della Traslazione del S. Padre Gerlando Vescovo e Patrono di questa Città nel giorno 8 aprile, che è la seconda Domenica dopo la Pasqua di Resurrezione del Nostro Signore Gesù Cristo dell’anno in corso, e poiché la grande Arca d’argento, artisticamente lavorata, in cui giace il Santo Corpo del Beato Padre Gerlando, era annerita dal tempo, convocati dai rev.mi don Giuseppe Bonditto e don Onofrio Contino, deputati della Maramma, con il consiglio del Capitolo, Stefano e Sigismondo Filippazzo, fratelli orefici di Agrigento,

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ed essendo stata da loro esaminata l’Arca, si deliberò di riportarla al primitivo splendore; fu perciò da essi aperta dalla parte superiore in presenza dell’ill.mo Vicario Generale, del canonico Bonditto dei rev.di Sacerdoti e Beneficiali della Cattedrale don Gioacchino Cicero sottociantro, don Pietro Antonio Cicero cappellano fratelli, e don Giovanni Andrea Trapanese, maestro delle cerimonie, e don Francesco Trapanese, anche loro fratelli, procuratore della Maramma. In essa l’ill.mo e rev.mo Vicario Generale trovò un’altra cassa di legno, coperta da un velo di seta, con la parte superiore bombata, volgarmente [detta] Bagullo, di circa tre palmi di lunghezza, con nastri di seta d’oro, adornata tutto intorno separatamente con perni di rame dorati, chiusa e con la chiave pendente dalla parte esterna. Al suo interno erano custodite le ossa del Beatissimo Vescovo; [il Vicario Generale], alla presenza di tutti gli astanti, aprì quella tirata fuori riverentemente dai Beneficiali dalla più grande Arca d’argento, e tutti si inginocchiarono e adorarono il Santo Corpo. Recitato l’inno “Iste Confessor” con l’orazione, guardò e tutti videro due sacchetti di seta di color verde chiusi, composti e legati con cordicelle anch’esse di seta con le ossa del SS. Vescovo. Accanto ai sacchetti, nella stessa cassa di legno, all’interno adornata tutta intorno con nastri di seta, che né l’ill.mo e rev.mo Vicario Generale né alcun altro osò aprire, trovò certi fogli di pergamena e un foglio di carta reale piegato e inserito sotto un altro mezzo foglio di carta reale, avvolto

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e legato con un nastro di seta. L’ill.mo e rev.mo Vicario Generale, tirati fuori i fogli di pergamena e il foglio, innanzitutto li consegnò a me Notaio Apostolico e Cancelliere da trascrivere e di nuovo chiuse la carta dinanzi a tutti, tenne la chiave presso di sé e, mentre gli Artefici lavoravano, io trascrissi i fogli di pergamena, il cui contenuto era il seguente.

 

Prima Traslazione 1264

Nell’anno dell’Incarnazione del Signore 1264, nel mese di Marzo della VII indizione, noi Rainaldo, Vescovo di Agrigento, alla presenza di Guglielmo tesoriere, del presbitero Filippo cappellano nostro, del presbitero Ruggero cappellano della Chiesa Agrigentina, di Enrico e Lamberto sacrestani, di Guglielmo chierico e cameriere nostro, di mastro Vincenzo pittore e mastro Nicola di Longombutto nostro notaio, abbiamo trovato e abbiamo messo dentro l’arca lignea, che abbiamo fatto dipingere dello stesso mastro Vincenzo, del corpo del glorioso confessore Beato Gerlando la testa divisa in due parti, le ossa mascellari con 6 denti, quattro grandi ossa delle tibie con due suoi cannelli (stinchi) e un osso grande del braccio e molti altri frammenti e anche frammenti dei suoi abiti con un bastone di legno.

 

Seconda Traslazione 1376

In nome del Signore. Amen.

Nell'anno dell'Incarnazione del Signore 1376, nel mese di Aprile

26 della XIV ind., nel sesto anno del Pontificato del SS.mo in Cristo Padre e

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nostro Signore don Gregorio XI per divina Provvidenza Papa,

il Rev. in Cristo padre e Signore Nostro don Matteo Vescovo Agrigentino

in presenza del suo Capitolo, cioè degli infrascritti Canonici, don Ludovico de Bonito, decretore Dottore canonico e Ciantro, don Pietro de Campo Decano, don Francesco de Villetro Arcidiacono, don Giovanni Malaspina, don Guglielmo di Sant'Angelo, tesoriere, don Bonomo Pace, don Bartolomeo Tauromenio, don Bonomo de Guagliardi Canonici di detta Chiesa,  Avillano de Avillani, Gualtiero de Criscenzo, Matteo di Zarzano, e Nicola de Trana Giurati della Città di Agrigento, Syri Matteo de Criscenzo, Giacomo Carmignani e Notaio Giovanni Sisia giudici della predetta Città, Raynaldo de Bonito, Pietro Furmusa, mastro Corrado de Parisio Probiviri e Borgesi di detta Città, nonché il notaio Nicola de Carasbono. notaio del Signor Vescovo, e mastro Pietro de Bandino orefice fabbricante della presente cassa argentea, aprì e fece aprire la cassa lignea dipinta, nella quale era il Corpo del Beato Gerlando e, aperta detta cassa lignea, trovò in essa un foglio di Pergamena del tenor seguente cioé: Nell'anno dell'Incarnazione del Signore 1264 nel mese di marzo VII ind.  Noi Rainaldo Vescovo di Agrigento, alla presenza  di Guglielmo Tesoriere, del Presbitero Filippo Cappellano nostro, del Presbitero Ruggero cappellano della Chiesa  Agrigentina, di Enrico e Lamberto sacrestani, di Guglielmo chierico e cameriere nostro, di mastro Vincenzo pittore e del mastro Nicola di Longobutto nostro Notaio, abbiamo trovato e posto dentro l'arca lignea, che dallo stesso maestro Vincenzo abbiamo fatto dipingere,

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del corpo del Glorioso Confessore Beato Gerlando la testa divisa in due parti, le ossa mascellari con sei denti, quattro ossa grandi delle tibie con due suoi cannelli (stinchi) e un osso grande del braccio e molti frammenti e anche frammenti dei suoi abiti con un bastone di legno; tutte queste cose furono trovate, come era espresso nel foglio, e lo stesso giorno le dette reliquie del Beato Gerlando sono state riposte nella cassa argentea dal detto signor Vescovo, alla presenza dei canonici e officiali e persone sopra nominate. Dato in Agrigento da me notaio Nicola nel predetto giorno, mese e indizione, alla presenza anche di Bernardo di Sant'Angelo e Federico di Grotta sacrestani di detta chiesa. E, interposto alquanto spazio nello stesso foglio di pergamena si leggeva quanto segue:

 

Terza Traslazione 1598

Nel nome del Signore. Amen.

Nell'anno dell'Incarnazione del Signore 1598, nel mese di marzo il 5 dello stesso,  indizione XIa, nell'anno ottavo del Pontificato del SS. nostro Signore Clemente VIII per divina provvidenza Papa, il rev.mo signor don Giovanni Orosco Covarruvias Aleyda, Vescovo di Agrigento, alla presenza dei signori don Antonino Gualterio Dottore in Sacra Teologia Ciantro e canonico, don Tommaso de Leto Tesoriere e canonico, di don Giacomo canonico della stessa Chiesa Cattedrale, nonché dei signori don Cesare del Carretto, don  Giuseppe la Ficarra, don Michele la Seta, don Ottavio la Russa Giurati della Città di Agrigento e anche del rev. Padre Aurelio Caposanto Vicario Generale dell'Ordine di Sant'Agostino, don Diego Sanches e mastro Matteo Glimpi orefice, aprì l'Arca lignea ornata sopra da lamine d'argento,

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nella quale erano riposte le reliquie del Corpo del Beato Gerlando Vescovo e Patrono della stessa Città, e in essa trovò il presente foglio di Pergamena e un altro il cui significato è il seguente. Letta diligentemente ed esattamente ogni parola, tutto ciò che in esse era contenuto fu trovato e lo stesso giorno le reliquie furono riposte nella predetta Cassa dallo stesso Vescovo che, poiché nello spazio di duecento trenta quattro anni  da allora il logorio del tempo aveva consumato l’Arca sia all'interno che all'esterno, con tutte le sue forze procurò dai Signori Giurati che fosse restaurata in modo onorevole.

I quali Signori Giurati avvolsero in tessuti di seta le ossa e tutte le cose che erano state conservate in detta Arca, custodite in drappi di lino, e così ornata il detto Rev.mo Vescovo, presenti tutti i sopradetti, ripose nella predetta Arca e con la massima venerazione, come si conviene, la chiuse. E quello fu fatto poiché il predetto Rev.mo Vescovo che venerava con animo pio e ardente questa Arca, da quell punto della Chiesa, in cui fino a quel momento era stata custodita, affinché più agevolmente potessero essere venerate e piamente curate da quasi innumerevoli [fedeli] che da ogni luogo vengono con il desiderio di vedere le reliquie, nel mezzo dell’abside  maggiore dove costruì una cappella a proprie spese, adornò con grande successo e procurò che vi fosse trasportata. Nel giorno e l'anno, sopra indicati. Infine, con il consenso dei Signori Giurati ad esortazione del Rev.mo Vescovo, per memoria e maggior devozione del popolo. lasciarono fuori il bastone,

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che fino ad allora era stato dentro la detta Arca, affinché fosse adornato con lamine d'argento. Giovanni Vescovo di Agrigento.

Invece, nei sopradetti fogli di Carta Reale, il contenuto era il seguente:

Gesù, Maria, Francesco. In nome del Signore. Amen.

Non esiste nazione o regno umano che non abbia trasmesso alla memoria gli atti individuali del proprio tempo, nel modo con cui era solito farlo, con parole o scritti, su papiro o tavoletta, su marmo o metallo, in prosa o in metrica. Le Sacre Scritture dell’Antico Testamento, che ripercorrono gli eventi a partire dalla creazione del mondo, certamente lo confermano; anche le Scritture del Nuovo Testamento lo confermano, ricordando il piissimo Avvento e la Redenzione del nostro Signore Gesù Cristo, e commemorando gli Atti dei Santi Apostoli: lo testimoniano le Piramidi d'Egitto, lo provano le pagine greche, lo insegnano le storie dei Latini, soprattutto dei Romani, che tra gli altri, sia nella scrittura che nell'intaglio del marmo e del bronzo, hanno segnato l'Europa e le parti africane e asiatiche del mondo, quando non le adornavano di monumenti, almeno le contaminavano, e tanto più diligentemente, quanto più le  imprese da loro compiute riguardavano la loro religione profana. Pertanto, se i cristiani vengono educati come esempio per tutte le nazioni nella gloria di Dio, il Grande e l’Ottimo, e dei suoi Santi; se persiste la Cattolica Isola di Sicilia, se la città di Agrigento, se segue l'illustre e reverendissimo D. Francesco Traina, Palermitano, Vescovo di questa Chiesa di Agrigento, se il Capitolo della stessa Cattedrale, se il clero della Basilica e della città e l'intero corpo dei

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sacerdoti diocesani conferiranno un beneficio alla posterità, nel passato renderanno obbedienza, nel presente renderanno la lode dovuta a Dio.

Da qui deriva che quando le ossa del Santissimo Gerlando, Vescovo di Agrigento e Patrono, non furono conservate così decentemente come si conveniva, perché in realtà il posto, o piccolo sacrario tra le absidi, cioè la mediana e la meridionale, a sommità della scala traballante che conduce dalla sacrestia all’episcopio, era così stretto, così difficile a salire e scendere, così scomodo all’uno e all’altro sesso, alto e distante che sarebbe stato più adatto a conservare le reliquie o a mostrarle al popolo che ad aumentare o conservare la devozione. Forse, considerando questo, l’illustrissimo vescovo Traina, per ispirazione di Dio, come piamente possiamo credere, a sue spese, costruì, ornò, dotò e consacrò, intitolandola al Patrono, S. Gerlando, una vasta cappella, sul piano della chiesa, di facile accesso tanto agli uomini che alle donne, nella parte meridionale della basilica, dopo la cappella che una volta dal vescovo Ottaviano fu consacrata a S. Giovanni apostolo ed evangelista, a S. Leonardo e a S. Eligio, e in cui oggi è l’altare del Santissimo Sacramento, dalle fondamenta al titolo di San Gerlando Patrono a sue spese eresse e l’Arca, cassa, o monumento al corpo, di piccole dimensioni, di umile fattura, di scarso valore, consumata dall’età, dallo stesso Illustre e Reverendo Signore Don Francesco Traina da una piccola a una proporzionata grandezza, da quasi rustica a una molto elegante e ornata, da una materia di scarso valore ad un’altra più ricca, e da logora a nuovissima è cambiata o, maggiormente, restaurata.

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Quarta Traslazione 1639

Perciò, oggi 7 Maggio dell'anno della Salvezza 1639, VII ind., anno quindicesimo del Pontificato di Urbano VIII per Provvidenza divina nostro Papa, nell'anno terzo dell'Impero di Ferdinando III d'Austria augustissimo e invittissimo imperatore; nell'anno diciassettesimo del serenissimo e cattolico Re nostro e signore Filippo IV Re di Spagna e di Sicilia, dovendo fare la traslazione delle reliquie e delle ossa di S. Gerlando Vescovo e Patrono di Agrigento dalla cassetta e piccola Arca antica in quella nuova e dalla piccola cappella tra le pareti delle Tribune al nuovo Sacello, con il titolo dello stesso Santo, in presenza dell'infrascritto Canonico e Protonotario Apostolico, dei Giudici e dei Testimoni sotto nominati, a tutti sia noto e appaia con evidenza che, costituiti dinanzi a noi l'ill.mo e rev.mo Vescovo don Francesco Traina Palermitano, Cappellano Regio e Regio Consigliere, il Capitolo della Cattedrale cioè don Gabriele Salerno di S. Marco, S.T.D. Canonico e Ciantro, Priore di Ciminna, Protonotario Apostolico e Vicario Generale; don Giovanni Gisulfo Messinese, S.T.D. Arcidiacono; don Pietro Tomasino di Mussomeli e cittadino Palermitano, U.J.D. Canonico Tesoriere; il canonico Don Filippo Marino di Giuliana S.T.D.; il canonico don Gaspare Blasco di Sciacca S.T.D.; il canonico don Lorenzo Campora di Tagliacozzo cittadino romano, Protonotario Apostolico; il canonico don Cesare Malagrida di Como S.T.D; il canonico don Francesco Boccalandro Agrigentino Commissario ordinario della S. Inquisizione

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Protonotario Apostolico; il canonico don Michele Taormina da Licata U.J.Licenziato, il canonico don Francesco Tassone palermitano S.T.D.; il canonico don Antonino Bicchetta Agrigentino U.J.D.; il canonico don Giuseppe Paci Agrigentino; il canonico don Giovanni Belguardo Agrigentino U.J.D.; il canonico don Giacomo Montaperto Agrigentino; il canonico don Rocco Panepinto di Cammarata e il canonico don Tommaso Quaglia Agrigentino, tutto il clero sia della Chiesa che della Città di Agrigento, e l'adunanza dei Sacerdoti Diocesani, don Isidoro de Legar e Lorenzano Spagnolo Capitano delle Armi, inoltre Girolamo la Seta, Capitano della Città, Antonino di Fede Barone del Sonnaro, Gaspare di Fede, Ippolito Piamontese e Giovanni Battista Albano Giurati, Pietro Mallia, Barone della Fontana degli Angeli Secretario, e don Francesco Maria Montaperto, inoltre, e don Corrado Montaperto Deputati dall'ill.mo Signore per la cavalleria dei nobili e processione da fare in onore della festività.

Lo stesso ill.mo e rev.mo Signor Vescovo don Francesco Traina, indossati i paramenti pontificali con l'assistenza di un Diacono, di un Suddiacono, dei Maestri delle Cerimonie, degli Accoliti e altri che cantavano in coro, prontamente in Gregoriano e figurato l'inno “Iste Confessor etc.” dall'antica cassa, arca o monumento di S. Gerlando tutte le ossa dello stesso Santo, iniziando dal capo fino alle giunture dei piedi dal primo all'ultimo in presenza di noi, dei Giudici, dei testimoni e dei menzionati nella ornatissima cassa o arca o monumento d'argento, con le sue insegne  portata e tirata fuori in modo decoroso, prese e tirò fuori e tutte le sante ossa umilmente e devotamente depose, nascose, conservò, incluse, chiuse e serrò con tre

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chiavi, delle quali una tenne per sé, la seconda diede al Capitolo, la terza consegnò ai Signori Giurati. E da allora codesta nuova cassa, arca o monumento argenteo portata processionalmente con lo stesso canto in mezzo alla Chiesa, testimonianza visibilissima eccelsa e ornatissima, è esposta alla venerazione di tutto il popolo, e infine condotta per la Città molto onorevolmente, riverentemente e devotissimamente, è stata traslata nella cappella sopra descritta o nuova Cappella con il titolo di S. Gerlando a gloria di Dio e ad onore del Santo Patrono.

 

Questi atti sono tutti nella Chiesa Cattedrale di Agrigento e a testimonianza futura e perpetua del fatto da me infrascritto richiesto sono stati resi pubblici con il giorno, l'anno e l’indizione precalendati, io U.J.D. don Giuseppe Caruso giudice; dagli atti di me don Lorenzo Campora, canonico agrigentino e protonotario apostolico.

Noi don Francesco Traina vescovo della Chiesa Agrigentina confermiamo che tutto è vero per mano nostra e sigillo. Francesco Vescovo Agrigentino.

Testimoni: don Giuseppe Traina ho preso parte a quanto sopra e firmo. Don Giovanni della Seta ho partecipato e firmo. Don Ludovico Montaperto ha partecipato.

Noi infrascritti canonici della Chiesa Cattedrale di Agrigento attestiamo che don Lorenzo Campora è Protonotario Apostolico e canonico nostro fratello, come si conviene, e alle sue scritture tanto pubbliche che private occorre prestare fede,  come si deve prestare fede a tutto ciò che è contenuto in questo atto e tutti i testimoni abbiamo firmato il giorno 7 maggio 1639 VII ind. Don Gabriele Salerno canonico e ciantro Protonotario Apostolico e Vicario Generale, don Giovanni Gisulfo Arcidiacono, don Pietro Tomasino canonico e Tesoriere, don Filippo Marino canonico, Gaspare Blasco canonico, don Lorenzo Campora canonico, don Cesare Malagrida canonico, don Francesco Boccalandro canonico, don Michele Tavormina canonico, don Francesco Tassone canonico, don Antonino Bicchetta canonico, don Giuseppe de Paci canonico, don Giovanni Belguardo canonico, don Giacomo Montaperto canonico, don Rocco Panepinto canonico, don Tommaso Quaglia canonico.

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L’ill.mo e rev.mo Signor Vicario Generale compose i fogli di pergamena e il foglio di carta reale sopra descritti, affinchè il logorio del tempo non li distrugga e non siano danneggati dai secoli, nel modo in cui erano stati trovati in una cassa piccola di piombo oblunga rotonda e legati con una cordicella di seta di colore verde, appose dalla parte esterna sigilli in cera ispanica e sopra la cassetta di piombo fece incidere: Monumenti autentici delle Traslazioni del S. Padre Gerlando, che sono stati trascritti nella Cancelleria Vescovile il 3 aprile 1742: e questa [cassetta] fu riposta accanto ai sacchetti di seta e, infine, alla presenza delle persone indicate sopra, nonché anche del can. U.J.D. don Salvatore Marchese e del Can. U.J.D. don Gaspare Salerno e di altri, chiuse con reverenza la detta Cassa di legno o Bagullo, ricompose la chiave dalla parte esterna, come era stata trovata e, mentre tutti si inginocchiavano, ripetendo l'Inno detto sopra e l'orazione, la pose nella più grande arca d'argento circondata all'interno di tessuto di seta, già dai sopradetti Artefici dopo 4 giorni restituita al primitivo splendore, introdusse, compose e immise alla presenza di tutti. I medesimi Orefici, insieme al mastro Calogero Lauricella falegname, chiusero la grande Arca d'argento, come era chiusa in precedenza.

 

Reg. 1741- 42    c. 480

Monumenta authentica Translationum divi Gerlandi Episcopi Agrigentini.

 

In nomine Domini. Amen.

Anno Dominicae Incarnationis millesimo septingentesimo

quadragesimo secundo mense Martii, die trigesimo In-

ditione quinta Santissimi in Christo Patris et Domini nostri

Benedicti divina Providentia Papae Decimiquarti Anno

secundo, serenissimi Caroli Tertii Borbonis Hispania-

rum Infantis, utriusque Siciliae Regis anno septimo,

Ill.mi et Rev.mi D. Laurentii Gioeni e Ducibus Andegavensibus

Dei et Apostolicae Sedis gratia Episcopi Agrigentini, Regiique

Consiliarii, ac Pontificii Solii Assistentis, anno duodecimo.

Ill.mus et Rev.mus U.J.D. D. Petrus Gioeni e Ducibus Andegavensibus,

commensalis et cubicularius honorarius Sanctissimi Domini Benedicti

Papae duodecimi, comes Sacri Palatii, Canonicus et Thesaurarius

huius S. Cathedralis Ecclesiae Agrigentinae, quarta dignitas post Pontifi-

calem, S. Officii Sanctissimae Inquisitionis Consultor, et qualibet 

ac supradicti Ill.mi et Rev.mi Domini Episcopi in temporalibus et spiri-

tualibus Vicarius Generalis, ego infrascriptus Notarius Apostolicus

ac huius Magnae Curiae Episcopalis Cancellarius et supradictae Cathe-

dralis Terminator Beneficiatus fidem facio ac testor, quod

occorrente Festo Translationis Sancti Patris Gerlandi

Episcopi et Patroni huius Civitatis in die octavo Aprilis,

quae est Dominica secunda post Pascha Resurrectionis

Domini nostri Jesu Christi anni currentis, et Arca Magna

argentea affabre elaborata, ubi jacet Sanctum Corpus

praedicti B. Patris Gerlandi, erat aevo denigrata, accersitis

per Rev.mos D. Joseph Bonditto et D. Honuphrium Contino

Deputatos Maragmatis cum consilio Capituli, Stephano

et Sigismundo Filippazzo, fratribus Aurificibus Agrigentinis

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et per eosdem inspecta Arca praedicta, fuisset consultum,

posse eamdem in pristinum splendorem redigi; fuit

ob id ab eisdem, ex parte superiori aperta, in prae-

sentiam supradicti Ill.mi et Rev.mi Domini Vicarii Generalis

jam dicti Canonici Bonditto, Reverendorum Sacerdotum ac Bene-

ficiatorum eiusdem Cathedralis D. Joachim Cicero sub-

cantoris, D. Petri Antonii Cicero Cappellani fratruum,

ac D. Joannis Andreae Trapanese Ceremoniarum Magistri

et D. Francisci Trapanese pariter fratruum Procura-

toris praedictae Maragmatis, in ea reperiit supradictus Thesaurarius

et Rev.mus Dominus Vicarius Generalis aliam capsam ligneam, se-

rico copertam velamine, a parte superiori ovatam,

vulgo Bagullo, dimensionis trium palmorum circiter, vit-

tis auro sericis, claviculis aereis auratis distincte cir-

cumornatam, observatam, et cum clavi a parte exte-

riori pendente, ubi osservabantur ossa Beatissimi Episco-

pi; eam spectantibus supradictis omnibus reverenter

a supradicta majori Arca argentea per dictos Bene-

ficiatos eductam, aperuit, omnesque genibus flexis

Sanctum Corpus adoravere, et dicto Hymno: Iste

Confessor cum Oratione, inspexit omnesque inspe-

xere duos sacculos sericos coloris viridis involutos

cum cordulis pariter sericis compositos et ligatos cum

ossibus Sanctissimi Episcopi, et prope sacculos praedictos

in eadem capsa lignea intus etiam sericis circumor-

nata vittis velaminibus, quos quidem sacculos neque

supradictus Ill.mus et Rev.mus Vicarius Generalis nullusque alius

ausit aperire, invenit quasdam Pergameni chartas,

ac folium unum paginae regalis plicatum, et inclu-

sum sub alio medio folio regali, vitta serica invo-

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luto et ligato, quas Pergameni chartas et folium primo

dictus Ill.mus et Rev.mus Vicarius Generalis reverenter eductas

mihi infrascripto et praedicto Notario Apostolico et Can-

cellario tradidit conscribendas, iterumque obserata

charta praedicta coram omnibus, clavem apud se reti-

nuit et elaborantibus interim supradictis Artifici-

bus supradictas Pergameni chartas conscripsi, cujus

primae tenor erat sequens:

Prima Translatio 1264

Anno Domincae Incarnationis millesimo ducentesimo se-

xagesimo quarto Mense Martii septimae inditionis.

Nos Rainaldus Agrigentinus Episcopus, Assistentibus nobis

Guillelmo Thesaurario, Presbitero Philippo Cappellano

nostro, Presbitero Rogerio Agrigentinae Ecclesiae Cappellano,

Enrico et Lamberto Manigleriis, Guillelmo clerico et

Camerario nostro, Magistro Vincentio Pittore et Magi-

stro Nicolao de Longombutto Notario nostro, inveni-

mus et inclusimus in Arca lignea, quam per eundem

Magistrum Vincentium depingi fecimus de corpore Gloriosi Con-

fessoris Beati Gerlandi testam capitis in duas partes

divisam, genas cum dentibus sex, quatuor magna

ossa tibiarum cum duabus cannellis suis et os unum

de brachio magnum et plura alia fragmenta et etiam

fragmenta vestimentorum suorum cum uno

baculo ligneo.

Secunda Translatio 1376

Alterius Pergameni tenor erat sequens:

In nomine Domini. Amen. Anno Dominicae Incarnationis mil-

lesimo trecentesimo septuagesimo sexto, mense Aprilis,

vigesimo sexto eiusdem decima quarta Inditione, Ponti-

ficatus Sanctissimi in Christo Patris et Domini nostri Domini Gre-

c. 481 v.

gorii Divina Providentia Papae Undecimi anno sexto,

Reverendus in Christo Pater et Dominus D. Mattheus

Agrigentinus Episcopus in praesentia Capituli sui videlicet infra-

scriptorum Canonicorum Domini Ludovici de Bonito, decre-

torum Doctoris Canonici et Cantoris, Domini Petri de Campo

Decani, Domini Francisci de Villetro Archidiaconi, Domino

Johannis Malaspina, Domini Guillelmi de Sancto Angelo,

Thesaurari, Domini Bonohominis Pace, Domini Bartholo-

mei Tauromenio, Domini Bonaviri de Guagliardis, Cani-

nicorum dictae Ecclesiae, Avillani de Avillano, Gualterii de

Criscentio, Matthei de Zarzano et Nicolai de Trana Ju-

ratorum civitatis Agrigenti, Syri Matthei de Criscentio,

Jacobi Carmignani et notarii Johannis Sisia Judicum

civitatis praedictae, Rainaldi de Bonito, Petri Fumusa, magi-

stri Corradi de Parisio, proborum virorum et Burgensium

dittae civitatis, nec non Notarii Nicolai de Carasbono di-

cti Domini Episcopi Notarii et Magistri Petri de Bandino Auri-

ficis conditoris praesentis Cassiae Argenteae, aperuit et ape-

riri fecit Casseam ligneam depictam, in qua erat cor-

pus Beati Gerlandi, et aperta ditta cassea lignea, inve-

nit in ea unam Chartam Pergameni tenoris infrascri-

pti videlicet. Anno Dominicae Incarnationis millesimo

ducentesimo sexagesimo quarto mense Martii, septimae

indictionis. Nos Rainaldus Agrigentinus Episcopus, assistentibus

nobis Guillelmo Thesaurario, Presbitero Philippo Cappella-

no nostro, Presbitero Rogerio Agrigentinae Ecclesiae Cappellano,

Henrico et Lamberto Manigleriis, Guillelmo Clerico et Ca-

merario nostro, magistro Vincentio Pittore et Magistro Nicolao

de Longombutto notario nostro, invenimus et inclusi-

mus in arca lignea, quam per eundem Magistrum Vincentium

c. 482

depingi fecimus de Corpore Gloriosi Confessoris Beati Gerlandi

Testam Capitis in duas partes divisam, genas cum

dentibus sex, quatuor magna ossa tibiarum cum duabus

cannellis suis suis (!) et os unum de brachio magnum, et plura

alia fragmenta, et etiam fragmenta vestimento-

rum suorum cum uno baculo ligneo; quae omnia

inventa fuerunt, prout in ditta charta continetur,

et eodem die dictae Reliquiae B. Gerlandi repositae sunt

in cassea argentea per dictum Dominum Episcopum, presentibus

Canonicis et officialibus et personis suprascriptis. Datum

Agrigenti per me notarium Nicolaum praedictum die,

mense et indictione praemissis, praesentibus etiam Bernardo

de S. Angelo et Friderico de Crypta Manigleriis dictae Ecclesiae.

Et interjecto aliquantulo spatio in eadem charta Pergamena

legebatur, ut sequitur:

Tertia Translatio 1598

In nomine Domini. Amen.

Anno Dominicae Incarnationis Mille-

simo quingentesimo nonagesimo octavo, mense Martii,

quinto eiusdem Inditione Undecima, Pontificatus Sanctissimi

Domini nostri Clementis divina Providenzia Papae

octavi anno octavo, Rev.mus Dominus D. Joannes Oroz-

cius Covarruvias Aleyda Episcopus Agrigentinus, praesen-

tibus ibidem Dominis D. Antonino Gualterio Sacrae Theologiae

Doctore Cantore et Canonico, D. Thoma de Leto The-

saurario et canonico, D. Jacobo Canonico ejusdem Cathe-

dralis Ecclesiae, nec non Dominis D. Caesare Lo Carretto, D.

Josepho La Ficarra, D. Michaele La Seta, D. Octavio La

Russa, Juratis civitatis Agrigenti et admodum Rev. Patre

fratre Aurelio Caposanto Vicario Generali ordinis S. Augusti-

ni, D. Didaco Sanges et Magistro Matthaeo Glimpi Au-

rifice, Arcam ligneam desuper argenteis ornatam

c. 482 v.

laminis, in qua recondebantur Reliquiae Corporis B. Gerlan-

di Episcopi et Patroni ejusdem Civitatis, aperuit, in qua inve-

nit praesentem Pergameni chartam, et alteram cuius tenor

in hac ad verbum continetur, quibus de verbo ad verbum

diligenter et exacte perlectis, omnia quae in eis conti-

nebantur reperta fuere et eodem die dictae Reliquiae

repositae sunt in cassa praedicta ab eodem Rev.mo Episcopo, qui

ut quae ducentorum triginta quatuor annorum spatio

ex tunc, edax tempus tam intus, quam extra dictam

Arcam ex parte consumserat a Dominis Juratis hono-

rifice reficerentur enixe curavit, qui Domini Jurati ossa

et omnia quae in dicta Arca recondita fuerant, et in map-

pis asservata lineis, sericis involvere linteaminibus,

sicque ornata dictus Rev.mus Episcopus, praesentibus supradictis

omnibus in praedicta reposuit Arca, eamque maxima,

qua decuit, cum veneratione et devotione conclusit.

Illudque factum fuit, quoniam praedictus Rev.mus Episcopus, qui Ar-

cam ipsam ex pia ardentique animi devotione ab ea,

qua hactenus asservata fuerat, Ecclesiae Tribuna, ut apti-

us ab innumeris fere, qui Agrigentum videndarum Re-

liquiarum ardore undique conveniunt, adorari, et

pie coli possent, in medio Tribunae Majoris, ubi pro-

priis expensis Cappellam exstruxit, et ornavit cum

omnium applausu transferri curavit. Datum die

et anno quo supra. De consensu tamen Dominorum

Juratorum ad exhortationem dicti Rev.mi Episcopi, ad me-

moriam et majorem Populi devotionem reliquerunt

baculum, in dicta Arca hactenus asservatum, foras

c. 483

ut ornaretur argenteis laminis. Joannes Episco-

pus Agrigentinus.

Folii autem supradicti Realis tenor erat pariter se-

quens: - Jesus, Maria, Franciscus. In nomine

Domini. Amen. Nulla est hominum natio, vel orbis Re-

gis, quae gestarum rerum suarum memoriam, singu-

la more suo tempori non commendaverit, voce

vel scripto, papiro, vel tabula, marmore, vel me-

tallo, prosa, vel metro. Sacrae Litterae Veteris Testamenti

recensione rerum gestarum a creatione mundi id

sane confirmant; confirmant et literae Testamenti

Novi recordatione pientissimi Adventus et Redem-

tionis Domini nostri Jesu Christi, et commemoratione

Actuum Sanctorum Apostolorum: testificantur

Egyptiorum Piramides, probant Graecorum Paginae, do-

cent Latinorum historiae, praesertim Romanorum, qui

inter caeteros, et scripto et scalpo marmore, et

aere Aeuropam et Africam ac pariter Asiam Mun-

di Partes, quando memoriis non ornarunt, saltem

commacularunt, et tanto diligentius, quanto res gestae

profanam eorum religionem attingerent. Gentium omnium

igitur exemplum si inferuntur christiani in Dei Optimi

Maximi, et Sanctorum eius decus; si continuat Catholica

Siculorum Insula, si civitas Agrigentum, si obsequitur

Ill.mus et Rev.mus Dominus D. Franciscus Traina Panhormitanus

Agrigentinae huius Ecclesiae Episcopus, si ejusdem Cathedralis Capitulum,

si clerus Basilicae et Civitatis, ac universus dioecesanorum

Sacerdotum cetus, posteritati inferent beneficium, praeteritis

c. 483 v.

obsequium, praesentibus laudem Deo debitam laudem reddent.

Hinc itaque est, quod cum SS.mi Gerlandi Agrigentini Episcopi, et Pa-

troni ossa non ita decenter, ut par erat, asservarentur,

nam revera locus, vel sacrariolum inter Tribunas, mediam

scilicet, et meridionalem in summitates calefatuae, quae

ducit a Sacristia ad Episcopatum adeo erat angustus,

adeo ascensu et descensu laboriosus, adeo utrique sexui

incommodus, altus et distans, ut aptior fuisset ad Reli-

quias conservandas, vel Populo demonstrandas, quam ad de-

votionem augendam, vel retinendam, quorum consideratio-

ne forsan Ill.mus Episcopus Traina praedictus, Deo dictante, ut pie

credere possimus sacellum latum in planitie Ecclesiae, ac-

cessione facile tam maribus quam feminis a parte

meridionali Basilicae post Tribunam, quae olim ab Episcopo

Octaviano sacrata fuit Sancto Joanni Apostolo et

Evangelistae, Sancto Leonardo et S. Eligio et in qua

hodie est Altare SS.mi Sacramenti, a fundamentis in titu-

lum S. Gerlandi Patroni aere suo erexit, ornavit, dota-

vit et sacravit et Arca, cassa, sive corporis monumentum

dimentione exigua, artificio humilis, prestio tenuis, ve-

tustate attrita, ab eodem Ill.mo et Rev.mo Domino D. Francisco

Traina ex parva in proportionatam magnitudinem,

ex paene rustica in cultissimam et ornatissimam, cujus

opus materiam superat, ex tenui in ditissimam, et ex

attrita in novissimam est immutata, vel si maius re-

stituta.

Quarta Translatio 1639.

Quare hodie septima Mensis Maii, salutis anno

1639 Inditione septima, Pontificatus SS.mi Domini nostri

 

c. 484

Domini Urbani divina Providentia Papae octavi, anno

ejus decimo quinto, Imperii Ferdinandi Tertii de Au-

stria Augustissimi invictissimique Caesaris anno ter-

tio; Serenissimi et Catholici Regis nostri et Domini

D. Philippi quarti Regis Hispaniarum, Siciliaeque anno

Decimo septimo. Cum reliquiarum et ossium supra

jam dicti SS.mi Gerlandi Episcopi, et Patroni Agrigenti-

ni ex Capsula et Arcula veteri jam dicta in novam

praescriptam, et ex sacrariolo praefato inter parietes

Tribunarum, in Sacellum novum titulare ejusdem

Sancti nunc facienda sit Translatio.

In mei infrascripti Canonici et Prothonotarii Apostolici, Ju-

dicum ac Testium inferius nominandorum presentia, Cun-

ctis sit notum et pateat evidenter, quod constituti

coram nobis supradictus Ill.mus et Rev.mus Episcopus D. Franciscus

Traina Panormitanus, Regius Cappellanus ac ejusdem

Regis Consiliarius, Capitulum Cathedralis videlicet D.

Gabriel Salerno a S. Marco, S.T. Doctor Canonicus et Can-

tor, Prior Ciminnae, Prothonotarius Apostolicus et Generalis Vicarius,

D. Joannes Gisulfo Messanensis S.Th.D. Archidiaconus,

D. Petrus Tomasino Montis Mellis et Civis Panormitanus

U.J.D. Canonicus Thesaurarius, Can. D. Philippus Marino de

Juliana S.T.D.; Can. D. Gaspar Blasco de Sciaccha

U.J.D.; Can. D. Laurentius Campora de Taliacotio

Civis Romanus, Prothonotarius Apostolicus, Can. D. Caesar Mala-

grida Comensis S.T.D., Can. D. Franciscus Boccalan-

dro Agrigentinus Commissarius Ordinarius S. Inqui-

c. 484 v.

sitionis Prothonotarius Apostolicus, Can. D. Michael Taormina

de Leocata U.J.Licentiatus, Can. D. Franciscus Tasso-

ne Panormitanus S.T.D., Can. D. Antoninus Bichetta

Agrigentinus U.J.D., Can. D. Joseph Paci Agrigentinus, Can.

D. Johannes Belguardo Agrigentinus U.J.D.; Can. D. Jacobus

Montaperto Agrigentinus, Can. D. Rocchus Panepinto de Camerata,

et Can. D. Thomas Quaglia Agrigentinus, Clerus totus et Ecclesiae

et Civitatis Agrigentinae, ac Caetus Diocesanorum Sacerdotum.

D. Isidorus de Leyar y Lorenzano Hispanus Armorum Capi-

taneus, item Hieronimus la Seta Capitaneus Civitatis, Anto-

ninus de Fide Baro Sonnari, Gaspar de Fide, Hippolitus

Piamontese et Joannes Baptista Albano Jurati, Petrus Mallia

Baro Fontanae Angelorum Secretus et D. Franciscus Maria Monta-

perto, item, et D. Corradus Montaperto Deputati a ditto Ill.mo

Domino ad equitatum nobilium, et processionem faciendam in

festivitatis honorem.

Idem Ill.mus et Rev.mus Dominus Episcopus D. Franciscus Traina, Pontificalibus in-

dutus cum assistente Diacono, Subdiacono, Magistris ceremo-

niarum, Acolytis et aliis cantantibus Choris, numero nempe

Gregoriano et figurato Hymnum: Iste confessor etc. a ve-

teri Capsa, Arca, sive monumento Sancti Gerlandi omnia

ossa eiusdem Sancti incipiens a capite usque ad ar-

ticulos pedum a primo ad ultimum in nostri Judicum,

testium et infrascriptorum praesentia eduxit et

extraxit, ac eadem omnia ossa sancta in argente-

am ornatissimam capsam, Arcam, sive monumentum

cum insignibus suis decenter eductam et extractam

humiliter et devote deposuit, recondidit, reserva-

vit, inclusit, clausit et observavit cum tribus

c. 485

clavibus, quam unam penes se retinuit, alteram Capitu-

lo tradidit, tertiam dictis dominis Juratis consignavit.

Et dehinc nova ista Capsa, arca, vel argenteum

monumentum processionaliter eodem cantu delata,

in media Ecclesia superperspicuam, eccelsam et orna-

tissimam consignationem, venerationi universi Popu-

li est exposita, ac demum processionaliter per civita-

tem honorificentissime, reverentissime et devotis-

sime perducta translata est in supradicto Sacello,

vel nova Cappella erecta in titulum S. Gerlandi ad

Dei gloriam et santi Patroni honorem.

Acta sunt haec omnia Agrigenti in Ecclesia Cathedrali et ad futu-

rum ac perpetuum rei testimonium per me, infrascriptum

publicata sunt, requisitum, die, anno et inditione

praecalendatis.  Ego U.J.D. D. Joseph Carusius Judex; ex

actis mei D. Laurentii Campora Canonici Agrigentini,

et Prothonotarii Apostolici.

Nos D. Franciscus Traina Agrigentinae Ecclesiae Episcopus acta omnia

supradicta vera esse manu nostra et sigillo confir-

mamus. Franciscus Episcopus Agrigentinus.

Testes D. Joseph Traina supradictis interfui, et me

subscripsi. D. Johannes della Seta supradictis interfui,

et me subscripsi; D. Ludovicus Montaperto interfuit.

Nos infascripti Cathedralis Ecclesiae Agrigentinae Canonici testamur D. Laurentium

Campora Prothonotarium esse Apostolicum et canonicum fratrem no-

strum, prout se facit, scripturisque suis tam pu-

blicis, quam privatis ubique gentium, et terrarum

plena praestari fidem, ut praestanda est in his omni-

bus, quae in hoc actu continentur, et in testimonium

c. 485 v.

omnes subscribimus hac die septima mensis maij 1639.

Indictione septima. D. Gabriel Salernus Canonicus et Cantor Prothonotarius

Apostolicus et Vicarius Generalis, D. Johannes Gesulpho Archidiaconus, D.

Petrus Tomasino Canonicus et Thesaurarius, D. Philippus Marino Canonicus,

Gaspar Blasco Canonicus, D. Laurentius Campora Canonicus, D. Caesar

Malagrida Canonicus, D. Franciscus Boccalandro Canonicus, D. Michael

Tavormina Canonicus; D. Franciscus Tassone Canonicus; D. Antoninus Bichet-

ta Canonicus; D. Joseph de Paci Canonicus; D. Joannes Belguardo Canonicus;

D. Jacobus Montaperto Canonicus, D. Rocchus Panepinto Canonicus,

D. Thomas Quaglia Canonicus.

Quas supradictas Pergameni chartas, dictumque folium

regale de verbum ad verbum, ut supra descriptas, ne tem-

poris dente corroderentur, ac aevo pene conficierentur,

in capsa parva plumbea oblonga rotunda idem Ill.mus

et Rev.mus Dominus Vicarius Generalis composuit identifice, ut supra

reperte fuere, ac cordula serica viridi coloris ligata,

sigillis ex parte exteriori in cera hispanica absignavit,

super qua quidem capsula plumbea exendi fecit: Authen-

tica monumenta translationum S. Patris Gerlandi, quae

transcripta sunt in Cancellaria Episcopali die tertio

Aprilis 1742; eamdemque reposuit prope dictos saccu-

los sericos, ac demum spectantibus jam dictis, nec non

et Canonico U.J.D. D. Salvatore Marchese et Canonico U.J.D. D.

Gaspare Salerno, aliisque praesentibus supradictam capsam

ligneam, seu Bagullo reverenter clausit et clavem

a parte exteriori, ut supra sita, et reperta fuit

composuit et genibus item flexis omnibus, replica-

to Hymno jam dicto et oratione, eam in supradicta

Arca majori argentea sericis pariter intus circumor-

c. 486

nata lintiaminibus jam jam (!) per supradi-

ctos Artifices post dies quatuor pristino

splendori restituta devote introduxit com-

posuit et immisit dictisque omnibus praesen-

tibus iidem Aurifices simulque et Magister

Calogerus Lauricella faber lignarius Arcam

Magnam argenteam praedictam clauserunt

prout primitus erat obserata.